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BIOGRAPHIE JOHNNY HALLIDAY
18/02/2009 05:32
Le 12 novembre prochain, Johnny Hallyday sortira son nouvel album, "Le cœur d'un homme". D'ici là, le chanteur peaufine son retour à Los Angeles où il s'est installé dans une grande villa. C'est là-bas qu'il a reçu Anthony Martin en exclusivité pour RTL. Le mythe français s'est livré au jeu de l'interview confessions. "Personne ne me saute dessus !" Johnny Hallyday prépare son retour : dans un mois, le 12 novembre, il sortira son nouvel album "Le cœur d'un homme". Johnny retrouve le blues dans un disque enregistré aux Etats-Unis où il a reçu en exclusivité Anthony Martin pour RTL. Le chanteur a récemment acheté une grande villa à Los Angeles en Californie, un "rêve de gosse" pour celui qui a toujours voulu s'installer sur le continent américain. Johnny Hallyday profite donc de sa famille et de ses amis dans une ville où il redevient un anonyme : "Je peux aller dans les supermarchés et personne ne me saute dessus !".
"Ce qui me ronge ? Me dire que j'ai vécu plus que ce qui me reste à vivre" Le calme, c'est ce que Johnny est allé chercher aux Etats-Unis, lui qui se dit "toujours surpris" par sa réussite incroyable. "Certains matins, je n'y crois pas. C'est très bizarre d'être ce que les gens ont fait de vous" explique Johnny Hallyday sur RTL. Anthony Martin raconte avoir rencontré un "autre Johnny" qui a notamment accepté de s'exprimer pour la première fois sur la disparition de sa mère : "Je suis catholique et j'ai souvent fait des prières pour que des amis soient sauvés, ça n'a rien changé. Je l'ai fait pour ma maman qui, malheureusement, nous a quittés il y a un mois. Alors, je ne prie plus" confie Johnny qui, à 64 ans, est de plus en plus obsédé par le temps qui passe. "J'ai 64 ans et ce qui me ronge et me fait très peur, c'est de me dire que j'ai vécu plus que ce qui me reste à vivre. Ça fout la trouille." Alors Johnny multiplie les projets : nouvel album dans un mois, nouvelle tournée en 2009 mais aussi l'achat d'un restaurant à Los Angeles ou encore une apparition dans "La panthère rose" avec Jean Reno. "Un jour, je vais disparaître et je n'aurais pas encore tout fait donc j'essaie de faire le maximum de choses avant de partir. J'ai besoin de ça pour vivre" confie Johnny Hallyday. La prochaine étape sera donc son nouvel album le 12 novembre prochain, "le meilleur depuis la fin des années 1980 et la collaboration avec Goldman et Berger" raconte Anthony Martin à qui Johnny a fait écouter son nouveau disque en avant-première.
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BIOGRAPHIE JOHNNY HALLIDAY
18/02/2009 05:30
Johnny Hallyday: «Chiamatemi a cantare in Italia» L'artista a Milano con il suo cd live "Flashback Tour 2006" con i suoi vecchi successi MILANO - Sessantacinque album di cui 25 dal vivo, un ricordo ammirato di Elvis Presley che lo aiutò agli esordi, la stima per Zucchero, la capacità di essere ieri come oggi un animale da palcoscenico: è un Johnny Hallyday senza rimpianti e che guarda al futuro, in cui artisticamente c'è un disco blues atipico con tanto di brano di Bono, quello che ieri ha fatto promozione del suo ultimo cd live, Flashback Tour, Palais de sport 2006, uscito nei giorni scorsi. Il disco è stato registrato il 14 e il 15 giugno dello scorso anno nella mitica sala parigina, tempio della musica, dove il re del rock francese si è esibito in ben ventidue concerti degli oltre cento della tournèe, tutti in strutture indoor, che hanno fatto registrare qualcosa come un milione di spettatori. Sono stati raccolti poco più di un'ora di brani dello show (disponibile per intero su dvd) e poi alcuni inediti fra cui La loi du silence anche in versione italiana. Giacca in pelle con bottoni dorati, occhiali da sole usati più che altro per giocherellare con le mani, sorriso e occhi simpatici, da marpione (guai a dire "vecchio" nonostante i 64 anni compiuti), Johnny, che è anche un buon attore (quarantotto film all'attivo) gioca con la stampa da par suo a Milano. «Dite che sono un'icona, un mito e un'istituzione? Ma io sono un uomo normale, come tutti gli altri, che si alza la mattina e può avere il mal di testa o una bella giornata», dice quasi senza rendersi conto dell'ironia sottintesa. «Perché non canto in Italia? Ma perché nessuno mi ha mai chiamato, a me piacerebbe moltissimo. Anzi vi imploro, fatemi chiamare. Più in generale il discorso è legato alla mia precedente casa discografica. Ora le cose sono cambiate e spero di venire a trovarvi su un palco. Io adoro l'italiano soprattutto da un punto di vista musicale. E infatti ho cantato una ventina di brani nella vostra lingua, anche se c'è spazio per migliorare nella conoscenza della lingua e nella pronuncia». «Stimo Zucchero, ho una grande simpatia per lui che incarna il blues italiano in assoluto, a Miami abbiamo fatto un duetto insieme ma ora non abbiamo un progetto comune - spiega Hallyday -. Invece deve uscire un mio cd sul blues, ma non quello tipico anni Quaranta: ci sarà un po' di rock, di country, di chitarra e armonica. Sarà un po' stile America del Sud. E ci sarà anche un pezzo, I'm a blues, con Bono. Elton John? Mi piacerebbe fare qualcosa insieme». E la politica? «Sì, ho sostenuto Sarkozy - conclude Hallyday - perché vuole raddrizzare i problemi economici e sociali e affrontare la povertà. Ora però è troppo presto per giudicarlo
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BIOGRAPHIE JOHNNY HALLIDAY
18/02/2009 05:28
Hallyday: "Fatemi cantare in Italia!" A 64 anni gira come un pazzo, raduna folle e cerca nuova musica MARINELLA VENEGONI INVIATA A MILANO Ha 64 anni oggi Johnny Hallyday, e come ogni rocker della sua generazione sembra immortale. Indifferente al baffo un po’ cascante, chiuso nel giubbotto di pelle nera, appare ancora e sempre un’icona: del rock francese e dello starsystem di un’epoca felice che non vuol saperne di tramontare. Il Celentano di Francia è assai più vitale del suo omologo, gira senza sosta in patria con i suoi concerti oceanici, e dall’ultimo tour che ha raccolto in cento recital un milione di spettatori sono tratti un dvd (Flashback Tour-Palais des Sports 2006) e un cd omonimo, arricchito per noi da un pezzo in italiano, Parole al silenzio.
Stranamente il nostro Paese non lo ha dimenticato, anche se da secoli non tiene qui un concerto. «Vi prego, chiamatemi a cantare! - esclama lui congiungendo le mani -. Mi spiace troppo non esibirmi qui. Amo anche Zucchero, sarei dovuto andare a cantare con lui all’Olympia, ma ero fuori Francia; però abbiamo registrato insieme a Miami una versione inglese di Madre dolcissima».
Qualche problemino non è mancato: «Ho avuto guai con l’etichetta precedente - spiega - ho perso una causa, e con essa 40 anni di canzoni registrate. Ma rispetto la legge». Però, da bravo rockman, pensa al futuro: «Ho inciso in America un disco che deve uscire, molto blues, con alcuni musicisti di Eric Clapton, con un po’ di jazz, un po’ di country, il dobro. E’ tutto in francese, tranne una canzone in inglese, I’m the Blues, che mi ha scritto il mio amico Bono». Bono degli U2? «Proprio lui. E’ venuto a Montecarlo ad assistere a un mio concerto, poi abbiamo fatto mattina insieme, abbiamo bevuto molto e lui mi ha detto "Ti scrivo una canzone". Io non ci credevo, ma qualche giorno dopo è arrivata davvero».
Johnny Hallyday continua a coltivare un côté cinematografico. Ha girato 48 film, l’ultimo «è il sequel della Pantera Rosa, accanto a Jean Reno». Lei e i Rolling Stones continuate a riempire gli stadi: significa che il rock è vecchio, o che dopo di voi c’è il diluvio? «E’ una questione di spettacolo, non di rock. Se proponi uno show buono la gente torna. In quanto a me, non ho rimpianti: a 64 anni, penso che si possa fare ancora e sempre meglio
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BIOGRAPHIE JOHNNY HALLIDAY
18/02/2009 05:27
Johnny Hallyday: 'Bono mi ha scritto un blues' E’ sempre stato un uomo d’azione, Jean-Philippe Smet in arte Johnny Hallyday. Molti fatti, poche parole. Poco da stupirsi, allora, se si fatica a strappargli di bocca qualcosa di più di qualche frase generica e di circostanza. Parlare non è il suo mestiere. Cantare, invece, sì: ha l’età dei Beatles e dei Rolling Stones, ha vissuto in tempo reale l’ascesa di Elvis sognando di emularlo, ha avuto la sua parte di amour fou e di balordaggini, di figli e matrimoni (quello con Sylvie Vartan, nel 1965, in Francia diventò un caso nazionale: come Carlo e Diana in Inghilterra). Ha distrutto auto sportive e tentato un suicidio, ha recitato per Godard e Chirac lo ha medagliato con una Legion d’Onore. Ma lui niente, non si ferma mai, e sul palco è ancora un leone ruggente. Prova ne sono le date del suo “Flashback tour” registrate in un caldissimo Palais des Sports parigino il 14 e 15 giugno 2006 e ora documentate da un Dvd/doppio Cd che è anche il motivo di questa sua visita lampo in Italia: due ore e mezza di megashow (dimezzate a un’ora e un quarto per il compact disc) che tengono fede al titolo celebrando gli anni gloriosi del rock&roll e del beat (“Le pénitencier” è la sua versione in francese di “The house of the rising sun”) e i grandi hit di ieri e di oggi (“Que je t’aime” e una strappalacrime “Mon plus beau Noël”, dedicata al piccolo bimbo vietnamita adottato qualche anno fa), tra un omaggio a Brel (“La quête”) e una strizzata d’occhio all’Italia, con “Derrière l’amour” firmata Toto Cutugno- Pallavicini e un rock inedito, “La loi du silence”, che apposta per noi diventa, in studio, “Parole al silenzio”. Da queste parti, però, lo si vede molto di rado… “Non ditelo a me” risponde il baldo Johnny, ciuffo intatto, fisico integro, pizzetto e giaccone di pelle d’ordinanza. “Era la mia casa discografica precedente che non faceva promozione. Con Warner spero che le cose vadano meglio”. Alla sua ex etichetta, Universal, ha fatto anche causa cercando di farsi restituire la proprietà delle registrazioni accumulate in oltre quarant’anni di carriera (vedi News). I giudici gli hanno detto di no, ma lui taglia corto: “Che ci posso fare? La legge ha deciso così, ma io non mi fermo. Incido nuove canzoni e vado avanti per la mia strada”. Richiesto di un parere sullo stato della musica francese si nasconde dietro un enigmatico no comment, limitandosi a dire che “non basta essere bravi, bisogna anche trovare una propria identità”. Al contrario è prodigo di complimenti per l’Italia (“mi piace cantare nella vostra lingua, ogni volta mi riprometto di migliorare la mia pronuncia”) e per le nostre star: “Adoro Zucchero, per me lui è un vero bluesman”. Il blues, a proposito, è un’altra delle sue grandi passioni, oggi celebrata da un disco inciso negli Stati Uniti e di imminente pubblicazione in Francia. “Non pensate però al blues tradizionale, quello degli anni ’40. Anche se qui ci sono chitarre, armoniche e dobro e mi ispiro a Clapton e a Taj Mahal, ho voluto renderlo attuale”. Vanta amicizie importanti, il Nostro, non solo Sarkozy di cui si conferma fervente ammiratore: e così alla scrittura di un pezzo appropriatamente intitolato “I am the blues” ha provveduto Bono in persona, “incontrato una sera dopo un mio concerto a Montecarlo. Abbiamo cominciato a parlare, abbiamo bevuto parecchio e mi ha promesso che mi avrebbe fatto avere qualcosa: tre giorni dopo il testo della canzone era pronto. E’ l’unico pezzo in inglese del disco”. Col physique du rôle che si ritrova, ovvio che il cinema continui a cercarlo: il suo prossimo film è “La pantera rosa 2”, con l’amico Jean Reno. “In vita mia ne ho girati più o meno 48. Che differenza c’è con la musica? Come diceva Jean Gabin, quando stai su un set devi assicurarti di avere accanto una sedia, perché ci sono tanti tempi morti. E poi il cinema è un lavoro di squadra mentre sul palco sono da solo a reggere il gioco. Comunque recitare mi ha insegnato a trasmettere meglio le emozioni di una canzone, mi ha migliorato come performer. E cantare dal vivo mi è sempre piaciuto molto di più che fare dischi in studio: per questo nella mia discografica ci sono tutti quei live”. Che ricordo ha di Jimi Hendrix, che nel ’66 suonò in tour con lui e di cui nel “Flashback tour” ha ripreso “Hey Joe”? “Un ragazzo gentilissimo, come raramente se ne trovano. Diventammo amici, lui mi veniva a trovare a Parigi e a Londra io ero suo ospite. Quando si trasferì in America lo perdetti di vista, poi sapete purtroppo com’è andata a finire”. Con chi gli piacerebbe collaborare, oggi? “Con Elton John”. Il segreto del suo successo? “Cerco di fare bella musica e begli spettacoli. Per questo la gente ritorna a vedermi”. Si considera ancora un ribelle o piuttosto un monumento vivente? “Per carità! Quelle sono le immagini che ti costruiscono addosso i media. A volte sono in forma, altre volte ho mal di testa, sono una persona come le altre”. Ha qualche rimpianto? “No, nessuno. Guardo sempre al futuro e alle cose che ho ancora da fare”. E siccome dietro gli occhi di ghiaccio e lo sguardo da duro si nasconde un cuore tenero, scusatelo ma è di fretta perché deve tornare a Parigi: non può mancare a una serata di beneficenza organizzata dalla moglie Laëticia per l’Unicef e con il contributo delle maggiori firme della moda. Anche lui farà la sua parte, mettendo all’asta uno scooter firmato Johnny Hallyday, rocker immortale di Francia. © Tutti i diritti riservati. Rockol.com S.r.l. (15 Ott 2007)
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BIOGRAPHIE JOHNNY HALLIDAY
18/02/2009 05:24
VIVE JOHNNY HALLIDAY TU EST LE MEILLEUR NE LACHE SURTOUT PAS NOUS T'AIMONS TRES FORT BRAVO JOHNNY SUPERXXX
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